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Il Va’ pensiero e la sua dimensione universale in attesa dell’ultima replica allo Sferisterio del Nabucco


9 Ago, 2013

MACERATA. In occasione dell’ultima replica allo Sferisterio del Nabucco anche gli Aperitivi Culturali dedicano al Va’ pensiero l’appuntamento di mezzogiorno presso gli Antichi Forni. “Va’ Pensiero e il nazionalismo musicale” è il titolo dell’incontro presenziato da Elio Matassi, ordinario di filosofia morale e direttore del Dipartimento di Filosofia all’Università Roma Tre.

Matassi ha appassionato il pubblico degli Aperitivi Culturali con la sua analisi intorno all’universo concettuale di appartenenza del Va’ pensiero. Dal particolare all’universale, passando per il nazionalismo che ha caratterizzato il Risorgimento italiano. Quando, nel 1842, Verdi portò il Nabucco alla Scala, l’atto di accusa degli ebrei contro la dominazione straniera del Va’ pensiero, venne letto in chiave antiaustriaca. Non a caso la nascita del patriottismo italiano coincide con gli albori del successo popolare di Verdi.

Il fascino della musica e del testo, abbinati alla grande notorietà del Va’ pensiero, hanno favorito un processo di appropriazione che, in alcuni casi, si potrebbe definire inadeguato. Elio Matassi non vuole addentrarsi in questioni politiche, ma non può fare a meno di citare la scelta discutibile, o quantomeno curiosa, di utilizzare come inno del partito italiano Lega Nord proprio il coro più celebre e amato delle opere di Verdi. Secondo Matassi, infatti, il Va’ Pensiero abbraccia una filosofia cosmopolita che si oppone drasticamente a un uso strumentale particolarista, ma anzi vede nell’universalità del messaggio di tutela di tutti i popoli la sua massima essenza. Usi propri e impropri di un coro utilizzato spesso come bandiera di un popolo, probabilmente perché, per sua natura, è in sé l’inno di tutti i popoli.