Tutto si svolge in una notte a Pekino ai tempi delle favole (come è scritto nel frontespizio del libretto) in
contemporanea con il sorgere e il calare della luna.
Lo spunto è una fiaba teatrale del conte Gozzi del 1762 ma ci sono echi anche da favole persiane , dalle
Mille e una Notte, e da una leggenda degli indios amazzonici che ha come protagonista CASHINAWA,
decapitata dalla madre perché non voleva sposarsi e la cui testa sopravvissuta si autotrasforma in LUNA.
Turandot rappresenta la donna che non vuole sottostare al potere dell’uomo ma che alla fine cede
inopinatamente all’amore.
La morte di Liù diventa un danno collaterale.
Puccini però non scrisse il finale. Arturo Toscanini che dirigerà la prima dell’opera dopo la morte di Puccini
affiderà ad Alfano le ultime scene e fu deciso per un lieto fine.
Il finale di Turandot è il quarto, questa volta irresolubile, enigma.